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DEF, Bernini: Governo già in retromarcia rispetto a promesse del contratto

DEF, Bernini: Governo già in retromarcia rispetto a promesse del contratto

“Il ministro Tria, a due giorni dal consiglio Ecofin in Lussemburgo, si è guardato bene dall’inserire nella risoluzione al Def il reddito di cittadinanza, l’abolizione della Fornero e l’introduzione della flat tax. Il libro dei sogni del governo giallo-verde, che Di Maio e Salvini avevano promesso di realizzare entro i primi cento giorni, se fosse stato tradotto dal ministro dell’Economia in un documento ufficiale del governo e del Parlamento italiano, avrebbe fatto nuovamente impazzire lo spread, mettendo seriamente a rischio i risparmi degli italiani. A diciannove giorni dall’insediamento di questo governo, anziché passare dalle parole ai fatti, si registra invece una retromarcia pure sulle parole”.
Lo scrive su Facebook Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato. “Il vero senso politico che emerge dalla risoluzione al DEF  – aggiunge – è che la stessa maggioranza si rende conto che non è  possibile riepilogare le numerose e costosissime promesse del famoso contratto in un documento serio e ufficiale senza coprirsi di ridicolo e, al tempo stesso, senza mettere a rischio la tenuta finanziaria del Paese.
Per chi, come Forza Italia, giudica fondamentale e prioritaria la riduzione delle tasse sui redditi del ceto medio, da realizzare attraverso un progetto di flat tax graduale e sostenibile, è a dir poco preoccupante non vedere questo obiettivo apertamente richiamato, almeno per sommi capi, solo perché altrimenti la tenuta della maggioranza imporrebbe di richiamare pure il reddito di cittadinanza, rendendo la risoluzione nel suo complesso una pericolosa farsa. Per quanto tempo ancora il povero ministro Tria – conclude la capogruppo –  potrà nascondersi dietro il dito di Matteo Salvini che, con le politiche sulla sicurezza, ha messo in ombra il già debole presidente Conte e sta seminando il caos nel M5S, facendo esplodere le contraddizioni interne di un movimento sempre più preoccupato per la fragilità di Luigi Di Maio?