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Bernini,con il dl Dignità si aprirà una voragine lavorativa.Da Forza Italia no convinto

Bernini,con il dl Dignità si aprirà una voragine lavorativa.Da Forza Italia no convinto

“Voteremo no al vostro decreto. Voteremo no compatti e convinti, perché è paradossale che lo abbiate intitolato alla “dignità” del lavoro e delle imprese. Quella “dignità” che non è una vostra gentile concessione, che appartiene invece ai lavoratori e alle imprese per meriti loro, non vostri, e che voi oggi calpestate”. Lo dice Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato anticipando il no di Forza Italia al decreto legge dignità all’esame del Senato.
“Il primo provvedimento di questo governo – aggiunge – avrebbe dovuto avere un respiro, esprimere una politica, una visione. Un primo passo verso il cambiamento che avete promesso. Che delusione! Gli italiani hanno votato il centrodestra convinti che la Lega, insieme a Forza Italia, avrebbe portato avanti il programma sottoscritto davanti agli elettori. Un programma che è l’opposto di quello, chiaramente ispirato dai 5 Stelle, contenuto in questo ‘decreto dignità’ a cui la Lega purtroppo (e se ne pentirà) ha messo la sua firma. Voteremo no per tante ragioni, prima di tutto perché con questo decreto perderanno il posto tantissimi lavoratori a termine a causa dell’irrigidimento delle norme che impediranno agli imprenditori di confermarli”.
“Esempi al riguardo – prosegue – se ne stanno già verificando a iosa, a migliaia. Una tragedia annunciata per tanti giovani e tante famiglie che invece di ritrovare la speranza, la perderanno per sempre e andranno a alimentare la massa di ‘rassegnati’ che non lavorano né cercano lavoro. Con questo decreto mettete le imprese nelle condizioni di licenziare e create i presupposti per incrementare il lavoro nero, il lavoro senza dignità, il lavoro sommerso. La verità è che ha vinto lo statalismo a 5 Stelle, è passata un’idea della società divisa in classi che appartiene alla preistoria, sembra – conclude – essere ritornati ai tempi in cui si scandivano i cori nei cortei comunisti a un’idea di lavoro che voleva le imprese contrapposte ai lavoratori”.