fbpx

Bernini, Il patto tra noi e Salvini ha ancora senso, ma serve la flat tax

Bernini, Il patto tra noi e Salvini ha ancora senso, ma serve la flat tax

Anna Maria Bernini è capogruppo di Forza Italia a Palazzo Madama. Senatrice, ha ancora senso l’alleanza tra voi e la Lega?

«Parliamoci chiaro: sì. E sbaglia chi pensa che si possa rompere il filo di una collaborazione che dura da tanti anni, basata su valori forti, su una comune difesa di un blocco sociale, dell’Italia che lavora e che produce, su una virtuosa esperienza politico amministrativa. Al netto dei toni e degli slogan, c’è un dato politico che il suo giornale ha messo in evidenza in un sondaggio: il centrodestra è maggioranza nel Paese».

Attaccate i grillini ma non la Lega, è la strategia giusta?

«Attacchiamo i grillini perché ci chiamiamo Forza Italia e non Abbasso Italia. Dai 5 Stelle ci divide tutto: la follia della decrescita felice, la bugia di un “reddito di cittadinanza” che è un sussidio a perdere, anche per chi lo riceve, e un decreto dignità che aumenta la disoccupazione. Il 2,4 di deficit va anche bene, se serve a tagliare le tasse e fare investimenti. La flat tax sarebbe la vera rivoluzione! Ma Salvini ha rinunciato. Così l’Italia rischia la bancarotta, spero non voglia esserne complice».

Sperate ancora che Salvini rompa con Di Maio e si torni a votare?

«Salvini non potrà accettare a lungo i diktat dei 5 Stelle. Perderebbe il consenso, soprattutto al Nord. Ascolti Giorgetti, che conosce le preoccupazioni di quei mondi. E ci aiuti piuttosto a dare voce a quella maggioranza silenziosa di italiani che lavorano e producono, e chiedono solo meno tasse e meno burocrazia. Matteo è nostro alleato. Avrà i suoi modi, avrà commesso errori, sui migranti la direzione è quella giusta. Invece sull’economia ha concesso troppo ai 5S con una tipica manovra elettorale da Prima Repubblica. Un azzardo sulla pelle degli italiani».

Cosa c’è da cambiare?

«La crescita dipende dall’abbassamento delle tasse che non c’è. Per pagare le mance elettorali bisognerà tagliare deduzioni e detrazioni fiscali. E alla fine le tasse saranno più alte. È su questo che ci batteremo: tenere bassa la pressione fiscale. E contrasteremo il reddito di cittadinanza destinato ad aumentare lavoro nero, truffe e un assistenzialismo che mortifica chi lavora. Salvini si trova di fronte a un bivio. Ritoccare la manovra sarà il suo vero banco di prova».

L’Europa ha detto un primo «no» al Def. L’Italia rischia?

«Non mi iscrivo a Forza Spread né al partito teutonico del rigore, che prima di dare lezioni dovrebbe fare massicce dosi di autocritica perché quella gabbia di regole è stata la levatrice dei populismi. Il deficit al 2,4 non è il vero problema. La Francia andrà al 2,8, ma ha alleggerito le tasse alle imprese. Noi non dobbiamo compiacere Bruxelles. Ma il punto è: in nome di cosa ingaggi il conflitto con l’Europa?».

Si parla di rischio annessione Lega, avete paura?

«Per nulla. Scelte opportuniste sono sempre possibili, ma di corto respiro. Tutti gli avversari interni ed esterni di Berlusconi sono finiti nei musei delle cere».

Alle Europee si profila la corsa Lega-M5S. E voi? 

«L’Europa di oggi è sovranista. L’Europa di Juncker, Macron, Oettinger e Moscovici è l’Europa intergovernativa in cui sono gli Stati nazionali a decidere. L’Europa delle divisioni e dell’eurocrazia non è l’Europa che vogliamo. Berlusconi per primo ha contestato un’eccessiva rigidità nell’applicare i parametri di bilancio. E per primo ha pagato il prezzo della battaglia per riformare l’Unione. L’Europa va cambiata, non distrutta».

Intervista al Corriere della Sera – 7/10/2018